RECENSIONE DEL TESTO SU GAZZETTA DEL SUD
![]() |
Rarissama foto dell'ultima brigatessa Maria Oliverio detta Ciccilla |
Antonio Garro
Era un inferno, perfino per chi vi lavorava, la gigantesca fortezza di Fenestrelle, in Val Chisone, provincia di Torino. Ed è lì che venne rinchiusa Maria Oliverio quando Vittorio Emanuele, primo re dell'Italia appena unita, tramutò in carcere duro, a vita, la condanna alla fucilazione inflittale dal Tribunale di Catanzaro. La donna vi entrò all'età di 23 anni per uscirne, morta, dopo altri quindici, nel 1879, chiusa in un sacco destinato alla vicina fossa di calce viva, che ne avrebbe bruciato i poveri resti.
Maria Oliverio (nella foto), di Casole Bruzio, fu l'unica donna ad esservi rinchiusa. Destinandovela si tenne conto, evidentemente, che la condannata era la terribile "Ciccilla", consorte di "Brutta Cera", all'anagrafe Pietro Monaco, di Spezzano Piccolo, la cui banda tra l'altro diede decisamente filo da torcere alle forze impegnate nella lotta al brigantaggio meridionale. Per inquadrare il personaggio, si considerino i tre elementi che seguono. Quando il Monaco venne ucciso, per impedire che la testa venisse esposta in piazza come un trofeo di caccia (era d'uso così), lei gliela recise e la gettò ad ardere nel fuoco. Si diede alla macchia per sfuggire all'arresto dopo aver massacrato a colpi di scure, al culmine di una lite per gelosia, la sorella maggiore Teresa. Fu lei l'ideatrice del più colossale "sequestro" di persone mai avvenuto nell'Italia merididionale: per incassarne il riscatto, fece prendere in ostaggio ad Acri 9 persone tra nobili ed ecclesiastici, fra cui l'allora vescovo di Nicotera e Tropea.
Sono fatti oggetto di cronaca, quando si verificarono, e punti d'accusa nel processo celebrato subito dopo la cattura. Essi, e tanti altri ancora, ci vengono ricordati da Rocco Giuseppe Greco nel libro "L'ultima brigantessa: la vera storia di Ciccilla" (edizioni Marco Valerio, Torino; 146 pagine; 14 euro), che è stato presentato a Bocchigliero il 22 agosto , in Sila, proprio nel cuore cioè di quel territorio segnato, un secolo e mezzo fa, dalle gesta di Maria Oliverio, di Brutta Cera, di Domenico Straface detto Palma, altro celebre capobrigante.
Greco espone i fatti come se a riferirli fosse proprio lei, Ciccilla. La vicenda proposta ai lettori si dipana così, in una specie di lungo flashback, soffermandosi su una fitta sequenza di episodi che vedono la Oliverio a volte protagonista, altre testimone. La serie inizia dal primo incontro con Monaco: avvenne, lei appena dodicenne, al matrimonio di don Carlo Mingrone e donna Elvira Marano, con compare d'onore il barone Barracco, «il più grande proprietario della provincia». Sono, questi, tre personaggi fra i numerosissimi che Pino Greco trascina sulla scena del suo racconto, reso avvincente dal fatto che si incontrano nomi noti e conosciuti di casati, famiglie, posti presenti tutt'oggi, particolare, questo, coinvolge soprattutto il lettore che ha dimestichezza o un minimo legame con le aree del Cosentino e del Crotonese in qualche modo toccate dalle vicende della brigantessa. L'esposizione delle vicende, in più, è resa scorrevole da una prosa asciutta e immediata, spruzzata qua e là da termini strettamente appartenenti ai dialetti locali. Il racconto, inoltre, dà modo all'autore del libro di soffermarsi e far riflettere su quel che gettò le basi del brigantaggio postunitario nell'ex Regno di Napoli: esso spuntò allorché ci si rese conto che le promesse di Garibaldi non venivano assolutamente mantenute dai Savoia subentrati ai Borbone e si constatò che, nel territorio, erano sì cambiati i (lontani) sovrani ma non le (vicine) classi dominanti, presto salite sul carro di coloro che si delineavano vincitori nello scontro fra le due monarchie.
Presto la cronaca e le critiche alla serata della presentazioneil 22/08/2011 in Piazza del Popolo Bocchigliero
Grazie per questo post ricco di spunti. Come va, passavo per un saluto e per segnalare a te e ai tuoi lettori la mia nuova iniziativa: Ricordi di donna, il mio racconto sia in versione scritta, sia video. E' una storia vera. Ti aspetto. Ciao, ciao.
RispondiEliminaQuesto è dedicato alla figura femminile, ed ai ruoli della donna all'interno delle "bande" dei briganti. Va molto bene.... il tuo racconto è bellissimo... struggente, un pò malinconico, ma bello
RispondiEliminaun abbraccio
Piero
Ciao, ho risposto al tuo commento sul mio blog :-))) che riporto anche qui: Giusta osservazione ma c'è un ma. Il riferimento a Safiya è giustificato dal fatto che lei sta parlando nel presente, adesso racconta la sua storia. La donna è viva e vegeta e sta raccontando la sua storia nel 2011. Ma...non posso dirti di più. Per quanto riguarda la data, blogger mi ha fatto una sola. Avevo programmato per oggi e invece mi ha messo la data di ieri. Comunque...grazie per il commento e la critica che va accettata. Ciao :-))))
RispondiEliminaGrazie di queste sinergie culturali,per l'adrenalina, cosa mi dici? I problemi sono sul tuo blog, infatti la data dei commenti di stamane, sono datati ieri
RispondiEliminaCiao
Piero