29/03/16

Oltre le apparenze.






Capita, un po a tutti, di cercare tra le pieghe, tra le parti meno evidenti, negli anfratti meno esplorati, per andare oltre ciò che si vede.
Premessa, questa, per esprimere la vera e sincera essenza del ricercatore, della persona curiosa e avida di conoscere, vorremmo, in questo post, riuscire a fare un viaggio oltre la semplice, superficiale ed effimera apparenza, per poter riuscire ad entrare nell'anima delle cose, siano essi fatti storici, antropologici,folkloristici o ancora episodi di cronaca.
La cosa da tenere bene in mente, in questo viaggio, è quella di non perdere di vista l'obiettivo finale; la conoscenza senza secondi fini.
Quando ci programmiamo di realizzare qualche cosa; una ricerca storica, una ricerca sulle radici di un luogo, un progetto di vita comune, c'è necessità di pianificare, programmare e quindi mettersi a lavorare.
Spesso ci è capitato di non sapere da dove iniziare, ma approfondendo metodi e sistemi si inizia quasi sempre dal percorso inverso, risalendo alle origini o se volete alle radici.
Tante sono le difficoltà che si incontrano nel percorrere strade inesplorate, meandri poco conosciuti o sconosciuti ai più!
Spesso si è assaliti dallo scoramento, dallo sconforto, dalla incapacità di proseguire il cammino.
Spesso questo è dovuto a fattori quali; un impiegato che non ci consente di accedere ad archivi di oltre cinquanta anni, oppure a personaggi che credono di detenere la verità!.o ancora ad amministratori locali che ritengono poco importante la Cultura come fonte di sviluppo sociale, morale e finanche economico.
Ma la capacità, l'entusiasmo e la passione non possono essere ostacolati da questi o da altri fattori, quando si ha presente l'obiettivo finale.
Nessuno è in grado di fermare le vere ed autentiche passioni, la voglia di sapere, di approfondire e anche la voglia di far conoscere e condividere serenamente i propri lavori.
Nessuno deve arrendersi, nessuno deve mollare e continuare, in religioso silenzio, il cammino intrapreso, non lasciandosi distrarre da mezze cartucce e piccoli uomini che hanno orizzonti limitati e assolutamente incapaci di crescere e di evolversi verso la luce intenza ed accecante del faro della conoscenza.
Lasciamo che si illudano del loro potere pro tempore,( temporaneamente) e che non lascerà traccia del loro cammino.
Non mancano idee, ma uomini che li supportino e li concretizzano, perchè da soli si rischia di appartarsi e rendersi invisibili, insiemi si concretizzano i sogni!.



Ivan Caputo
Red. Blog

Oltre le apparenze c'è l'ARTE




24/03/16

RITI; La Settimana Santa





la settimana Santa è , per il mondo cristiano, dedicata ai riti, avevamo già parlato dei riti in maniera generale, ora vorremmo raccontarvi i riti della settimana santa in Calabria.
Tantissimi sono i riti che in questi giorni si tengono in Calabria.
Le celebrazioni dei riti pasquali in Calabria più suggestive sono quelle che precedono il giorno di Pasqua, negli ultimi giorni della settimana Santa. La Processione dei Vattienti di Nocera Terinese, che ripropone la passione di Cristo, è uno dei Riti di Pasqua in Calabria più famosi. Un rito molto importante, suggestivo e solenne a cui prendono parte fedeli fortemente devoti. Il rito dei Vattienti di Nocera Terinese (in provincia di Catanzaro) inizia nella sera del Venerdì Santo fino alla mattina del Sabato Santo.http://www.storie.it/ditalia/lirriducibile-rito-dei-vattienti-a-nocera-terinese-i-retroscena-inediti-di-un-evento-secolare-guarda-il-video/
Secondo una tesi minoritaria questa tradizione affonderebbe le sue radici in una cerimonia di origine antichissima, praticata dai Frigi nell’Asia Minore e dedicata a una divinità chiamata Attis, la cui finalità era quella di rendere feconda la terra.
Secondo il pensiero dei più, invece, il rito dei Vattienti trae la sua origine dalla pratica dell’autoflagellazione che si diffuse a partire dal Medioevo e che ebbe essenzialmente una funzione religiosa, ossia una funzione di penitenza e di espiazione dei peccati.
All’inizio l’autoflagellazione fu praticata dai monaci soltanto all’interno dei conventi, ma in seguito anche all’esterno e progressivamente vide il coinvolgimento del popolo. Col tempo, poi, divenne non solo uno strumento per espiare i peccati, ma pure un modo per ottenere il favore di Dio e allontanare le calamità e le guerre.
Qualunque sia la sua origine, è cosa certa che il rito dei Vattienti che si svolge a Nocera abbia il fine di celebrare la flagellazione e la morte che Cristo subì per offrire a tutti la resurrezione.
Tra storia e leggenda, tra sacro e profano, la Calabria conserva e custodisce riti e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, sono sopravvissuti negli anni grazie a studiosi e appassionati di storia, folklore e tradizioni.
L'esempio di questa tradizione ci fa pensare alla forza della fede, che oggi non c'è più!, ma un tempo era viva e forte nel popolo Calabrese.

Possa la Santa Pasqua portare nel cuore la pace e la serenità, per vivere in maniera armoniosa in questa terra che nostro Signore volle regalarci per dimora e paradiso.
Buona Pasqua.

La Red. Blog
Resp. Piero Benincasa






21/03/16

M E T A M O R F O S I

I mutamenti climatici in atto sono sotto gli occhi di tutti, 
ma non tutti sanno le cause per cui questi cambiamenti siano così veloci.
Non è difficile vedere pappagalli in Italia, appannaggio, un tempo, di zone calde come l'Africa.
Non è difficile trovare, nei nostri mari, pesci quasi tropicali.
Questa rapidità di cambiamento è dovuta principalmente ad un mutamento di clima globale, quasi nulla si può fare per arrestare questo fenomeno, e sono inutili i vari accordi che spostano troppo in la le date per poter diminuire l'emissione di gas serra nell'atmosfera.
Inutile è anche la differenziata, inutile è ricorrere a macchine meno inquinanti, inutile e adottare dei metodi e dei sistemi ormai vecchi.
Non è inutile prendere seriamente coscienza dello stato dell'arte e far crescere una cultura meno consumistica e più oculata, una cultura del rispetto della natura e la salvaguardia di ciò che abbiamo, facendo un lavoro certosino e lungo, che possa sfociare nel mare della consapevolezza e dell'oculatezza.
Non ci sono particolari ricette che possano fare tutto questo, ma c'è da affidarsi a quegli uomini e donne di buona volontà che credono che questa sia la strada maestra, la strada da perseguire.
I cambiamenti e le metamorfosi sono momenti di crisi, e ogni crisi è un momento di cambiamenti, spesso non indolori, non senza una vera sofferenza, perchè la crisi porta, quasi sempre, ad un miglioramento, ad una metamorfosi di adattamento, in questo l'uomo è molto bravo,l'uomo riesce,se pur lentamente, ad adattarsi ai cambiamenti, a trovare un punto d'equilibrio, un compromesso che gli consente di sopravvivere.

Tanti hanno, nel corso della loro vita, metamorfosi che modificano il "modus operanti", modificano le loro abitudini, le loro mire, i propri amici, le metamorfosi sono mutamenti che non sempre sono positive, anzi spesso sono negative, ci si trova soli con se stessi e arrabbiati con il mondo intero.
Spesso, chi non è abituato ai cambiamenti, rischia dal punto di vista psicologico, cadendo in baratri senza ritorno, e si rimane ancorati al passato solo per auto gratificarsi
solo alcune cose non devono e non possono mutare; i valori, la dignità e i pilastri che reggono la società, le regole.
La verità è sempre nel centro e non è mai da una sola parte. Guardare avanti è la vera e unica strada da percorrere, e le metamorfosi sono necessarie se non indispensabili.


Romualdo Alimena
Red. Blog.







14/03/16

Codardi!






In genere chi è codardo non è consapevole, chi ha paura di affrontare le scelte tanto decantate è codardo!.
Tante le novità in questo periodo, ma andiamo con ordine.
C'è maretta all'interno dell'Amministrazione che ormai da due anni guida il comune di Bocchigliero, e c'è maretta nella giunta guidata dal giovane e poco decisionista Sindaco Giuseppe Santoro,
Nascono dissidi per accordi che non vengono rispettati, per interessi che non vengono coltivati, per comparaggi che non sono tenuti in considerazione,in una sola parola; per codardia.
Pare che alcuni membri, importanti, della maggioranza sono in totale disaccordo con le piccole e magre scelte di questa amministrazione, che definire bizzarra è riduttivo, definire impossibile era chiaro sin dall'inizio, ricordate l'articolo da noi pubblicato tempo addietro; "ti piace vincere facile", nel quale asserivamo che spesso non è importante vincere a tutti i costi quando non si sono pianificati i ruoli e le competenze.
Pare, inoltre, che sia imminente un incontro chiarificatore, ma non è troppo tardi? non era il caso di chiarire le cose prima di iniziare questa avventura?
Poi cosa ne è del Programma Elettorale propinato ai cittadini?
cosa si è messo in cantiere delle tante cose promesse?
Pensiamo che ci siano dei codardi, i quali spesso urlano :" Armiamoci e partite".
I codardi sono esseri ingannevoli e paurosi, che non si assumono le responsabilità di ciò che dicono.





Ennesima fumata nera anche per la Pro-Loco Bocchigliero, che, forse, anche qui per qualche codardo non si riesce a ripartire,
Due le candidature a Presidente, pare che entrambi abbiano preso 5 voti e poi non si è potuto andare ad una sorta di ballottaggio, forse a causa di qualche codardo, che non si assume le responsabilità di quello che dice.
Ad essere sinceri questi episodi nella Pro-Loco di Bocchigliero non è la prima volta che accadono, episodi del genere sono successi sin dalla nascita dell'Associazione, e non bisogna mai dimenticare, ma bisogna sottolinearlo.
Fino a quando esisteranno elementi del genere un luogo, un borgo, una comunità non potranno crescere, anche perchè i codardi mirano, in maniera particolare, a denigrare l'altro senza farsi auto critica, senza pensare che è importante confrontarsi e mirare al bene comune, non al proprio interesse o a questioni personali, chi non si è mai confrontato in maniera franca e leale, non ha potuto crescere, rimanendo imbrigliato tra le maglie dell'ipocrisia, della superficialità e delle incertezze, spesso causate dalle ataviche paure di un confronto che miri ad una vera e serena crescita per le future generazioni.
Da tutto questo nascono i codardi, quelli che hanno seriamente paura nell'affrontare la realtà.
Quelli che teorizzano esaltando il proprio io, per poi ritirarsi, per paure e incertezze che hanno di loro stessi, all'ultimo momento.
Questi signori, i codardi, sguazzano nel mare della solitudine e del passato, senza guardare al presente, per paura, ma soprattutto non mirano al futuro, non riescono a guardare al di là del proprio naso, ed essendo un piccolo ed insignificante naso, non guardano lontano.
Questi, i codardi, non possono avere futuro, per Loro il futuro è buio, incertezza e soprattutto fa paura.
Suggerimento per chi prende coscienza e consapevolezza del proprio stato; è necessario ed indispensabile rivolgersi a professionisti, i quali possono aiutali a superare, ma non a guarire del tutto le paure.
Inoltre possono vestirsi di umiltà, anche se i codardi non conoscono l'umiltà, e con questa confrontarsi con se stessi e con la propria coscienza.
Infine, ma non per ultimo, consigliamo, a questi signori, un bellissimo libro che può sinceramente ed obiettivamente aiutarli. " Il potere della stupidità" di Giancarlo Livraghi




Resp. Blog
Piero Benincasa



















11/03/16

DIALETTANDO...con Francesco Scerbo





Siamo semplicemente e sinceramente rammaricati, io e tutta la redazione, per attacchi assurdi e che creano serio scompiglio all'interno di ognuno di noi.
Non ci riusciamo a capacitare come si possa arrivare a tanto, come si possa avere la capacità di negare e rinnegare il proprio passato, come si fa a criticare senza averne la minima capacità, si reagisce per rabbia, per odio covato, per incapacità di affrontare un serio e concreto ragionamento.
Continueremo ad andare per la nostra strada con zavorre in meno, con pesi che portavano sicuramente ad un rallentamento del percorso da compiere.
I rami secchi vanno potati, e di netto, per poter dare nuova linfa alla pianta, e così darà buoni frutti.
In questo post tratteremo di un illustre e poco conosciuto calabrese, che diede lustro al suo paese e all'intera regione, stiamo parlando del Prof. Francesco Scerbo di Marcellinara (cz).
Nacque a Marcellinara (cz) 1849 e morì il 1927. Sacerdote e grande studioso di ebraico. Ebbe per amici Croce, Papini, Fausto Nicolini, Rohlfs e tanti antropologi, letterati e studiosi.
Insegnò all'Istituto Superiore di studi di Firenze.
Scrisse una grammatica ebraica(1888), Saggi glottologici (1891) Uno studio del dialetto di Marcellinara (1886), Un saggio di critica Biblica (1903) Pubblico salmi nella versione originale.
Quello che ci ha colpito è il suo lavoro sul dialetto di Marcellinara, che riteniamo una pietra miliare nello studio del dialetto calabrese.
Francesco Scerbo è citato anche nella Treccani, dove si tratta del dialetto calabrese, esattamente alla pagina 301 dell'VIII volume, della grande Treccani,
A Scerbo viene dedicata una piazza, a Marcellinara, ed un premio internazionale di poesia, questo per non far perdere memoria di un cittadino di Marcellinara che tanto lustro ha dato al suo paesello natio.
Il testo, in dialetto calabrese, del Prof. Francesco Scerbo è una tappa obbligata per chi intraprende lo studio e la ricerca sul dialetto calabrese.
Nessuno prima di Scerbo si era cimentato in un lavoro particolareggiato sul dialetto calabrese, certo era nello specifico il dialetto di Marcellinara, del resto nessuno può essere esaustivo quando si parla di dialetto, anche perchè basta spostarsi di pochi chilometri e il dialetto è completamente diverso.
Noi abbiamo intenzione di partire dall'inizio, esattamente dal Prof. Graziano Isaia Ascoli, che con il suo Archivio Glottologico Italiano, è stato il primo a trattare, non in maniera esaustiva, i dialetti e le romanze italiane.
Poi a seguire il nostro conterraneo Prof. Francesco Scerbo, che nel 1886, diede alle stampe "Studio sul Dialetto Calabro con dizionario"
Questo testo  tratta, in maniera particolareggiata, il dialetto o la parlata di Marcellinara, Nessuno prima di Scerbo si era cimentato nello studio particolareggiato ed esaustivo su un dialetto particolare. Scerbo stesso nella prefazione dice: "che nessuno, neppure Ascoli, nella sua dotta rassegna dei dialetti italiani si addentra nel cuore della Calabria, contentandosi di solo rasentarla, per così dire, dalla parte della Sicilia e dall'altro lato della Terra d'Otranto, i quali due punti riflettono bene molte proprietà del dialetto calabro, ma non sono da confondere con questo."
Quindi il nostro pioniere è Francesco Scerbo di Marcellinara (cz).Una personalità così importante come il Prof. Francesco Scerbo non può restare relegata nel busto bronzeo dell’angolo della piazza o dietro i bianchi marmi della sua tomba, ritengo che ci si debba riunire per una serie di approfondimenti sul personaggio da tramutarli  in volumi di sapere per noi stessi e per le nuove generazioni.
Nel suo studio, oltre ad un chiaro vocabolario, tratta la fonologia, e ciò le leggi dei suoni; sulle vocali, i dittonghi, le consonanti continue e le consonanti esplosive.
Poi tratta di morfologia, che è parte indispensabile per la comprensione del dialetto,
Ma ciò che a noi interessa è il fatto che Scerbo, per primo usò la lettera "K", egli è citato, come dicevamo, nella Treccani, insieme ad un cosentino di S.Fili, che sicuramente ne parleremo nei prossimi post.
Vorremmo contribuire alla conoscenza del nostro dialetto, troppe volte bistrattato e considerato lingua inferiore, noi, siamo certi che il dialetto è la nostra lingua madre, il dialetto è la nostra infanzia e  il nostro pilastro per la conoscenza.

Resp. Blog
Piero Benincasa