09/05/11

ll fuoco...e L'olmo

Il fuoco è stato un punto di grande aggregazione famigliare; tutto si faceva con il fuoco, scaldava l'acqua per lenire le fatiche delle dure giornate nei campi, o a raccogliere, non prima di averla tagliata, la legna per i rigidi e lunghi inverni silani. Con il fuoco si cucinava un lento e gustoso sugo, a volte con carne di capra, o di altro tipo, io, preferivo la capra con quel suo profumo di selvatico e di primordiale. Con il fuoco si scaldava il cibo per i maiali, una delle poche fonti di sostentamento; carne,  salumi e tutto ciò che si poteva preparare   con il maiale. Il fuoco preparava le caldarroste, e mentre si mangiavano, magari a lume di candela, la nonna raccontava storie tra il fantastico, il reale e a volte il pauroso. Una di queste sere la nonna, con i suoi lunghi capelli avvolti in una bellissima treccia che tutte le mattine aveva cura di sciogliersi e pettinarsi, per poi raccogliere i capelli caduti e venderli a chi, di tanto in tanto, passava tra le vie del paese chiedendo chi avesse capelli da vendere, non so, e non mi sono mai chiesto, se si vendevano a grammi o con il noto sistema del baratto. Quella sera, la nonna, ci raccontò la storia di una nostra antenata,vissuta tanti e tanti anni prima, che raccoglieva nella sua grande casa i trovatelli, crescendoli, accudendoli e facendoli andare anche a scuola. Lei, Ermelinda, questo era il suo nome, donna ricchissima e gentile con un portamento quasi regali, nobile, con uno sguardo dolce e caritatevole, era alta Ermelinda, bella, ma non aveva preso marito per una storia che evitava ricordare, a se ma soprattutto agli altri, quando gli chiedevano i motvi, la sua riposta era sempre la stessa; "mi sono sposata con questi meravigliosi bambini che sono anche figli miei". Le giornate, nella grande casa, trascorrevano serenamente, e ogni bambino veniva seguito con molta attenzione, preoccupandosi principalmente di impartire loro sani e forti principi Cristiani. Questo non bastò, dopo qualche anno, uno di loro diventato adulto, fece ritorno nella grande casa di donna Ermelinda, ma con intenti poco pacisici; voleva impossessarsi di uno stivale d'oro pieno di moltissimi oggetti preziosi. Ermelinda avendo riconosciuto quello che era stato uno dei suoi ragazzi, venne uccisa dallo stesso e lo stivale, preziosissimo, gli venne preso dal suo ragazzo, ladro e assassino, che scappò a gambe elevate. Però dal piano superiore, attraverso le tavole del pavimento, alcuni ragazzi assistettero alla scena, e uno di loro riconobbe quel giovane ingrato, ladro e ora anche assassino. Dopo un primo momento di smarrimento, i ragazzi di Ermelinda raccontarono tutto alle forze dell'ordine che prontamente arrestarono quel giovane assassino. Venne condannata ad una pena durissima, così dura che morì in carcere, ma prima di morire aveva confessato al suo compagno di cella dove aveva nascosto lo stivale pieno di preziosi. Il compagno di cella, certo Gervasi, scontato la sua pene, si diresse verso la montagna di Bocchigliero, giunto nei pressi dell'oggiammare, incontra un esperto di cose segrete al quale chiede informazioni dove si trovava l'Olmo della Riforma, il bocchiglierese insospettito del forestiero, indicò un posto diverso. L'indomani il nostro paesano si recò all'Olmo della Riforma e trovò, dopo aver scavato, lo stivale pieno di oggetti preziosi, che tenne per se.     Questa l'estrema sintesi di un romanzo che ci auguriamo possa essere presto pubblicato.

4 commenti:

  1. E' un racconto-romanzo che perita essere pubblicato, bravi!!! come sempre andate oltre
    ciao.
    Armando

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  2. Abbiamo dei dubbi sul finale, e a tale proposito accettiamo umili suggerimenti, grazie Armando che riesci a farci proseguire in questa battaglia di cultura e civiltà

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  3. Non facile da fotografare questo elemento, ma tu ci sei riuscito alla meraviglia.
    Ciao Piero, buona serata Sandro & Cristina

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  4. Grazie ma i vosrti scatti vanno Oltre
    un saluto,Piero

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