14/05/12

ITALIANO

Castello di S. Severina (kr)

E' ormai un dato accertato, un dato di fatto, lo dicono giornali, ricerche, mezzi di comunicazione e soprattutto lo dicono i fatti. Da oltre 12 anni in Italia non si parla l'italiano, i ragazzi che entrono all'Università non conoscono la lingua di Dante e di Petrarca, di Svevo e di Pirandello, padri della nostra lingua. Oggi, ma già da più tempo, ci siamo inglesizzati, fagocitando parole su parole, non dando i termini in italiano, e di conseguenza facendone uso, poi aggiungiamo a questo le abbreviazioni, sempre più frequenti, sui social-network (parola inglese), e l'aggiunta di termini dialettali, spesso scritti male e senza alcun criterio metodologico. Riscopriamo le nostre radici latine, e studiamo la complessa e frastagliata grammatica italiana, che merita essere conosciuta per conoscere le nostre radici e per amare una tra le più belle lingue del globo. Poi, e non per ultimo, conosciamo i nostri dialetti, per apprezzare e amare la lingua dei nostri padri e conprendere, ancor meglio, la nostra madre lingua:"L'ITALIANO". Attenzione, nessuno vuole fare il purista, nè l'accademico della "Crusca", ma o noi sembra che i cambiamenti linquistici necessitano di tempi lunghi, per consentire alle nuove generazioni di leggere e decifrare le radici familiari e sociali , se tutto ciò viene meno viene a mancare l'empatia , e allora c'è il rischio di precipitare in una inevitabile Babele, con conseguenze inimmaginabili. Forse questo può derivare dalla scarsa conoscenza della nostra meravigliosa letteratura italiana?, o ancora che l'uso smodato delle parole inglesi, possa nascondere la nostra ignoranza?

2 commenti:

  1. Sono perfettamente d'accordo con te, Piero.

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  2. Quanto scrivi è perfettamente condivisibile e vero.
    I nostri giovani stanno cambiando la nostra bella lingua, infarcendola di parole straniere e di nuove, coniate dal gergo e di abbrevviazioni assurde ed incomprensibili ad uso e consumo dei nuovi cellulari.
    Felice fine settimana

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