Ebbene, questo è il terzo vizio capitale, la lussuria, ancora grazie a Mariella, la mia compagna, che riesce a sorprendermi spesso, forse anche per questo gli voglio tanto bene.
" LA LUSSURIA"
Qual arabo destrier, che a briglia sciolta
Scorrendo i campi, sparsa la criniera,
Non più del cavalier la voce ascolta,
Veggo la gioventùde ardita e fiera
Scorrere i campi d' impudico amore
Con in volto la benda, o la visiera ;
E da errore correndo in altro errore
Arrogante, la veggio, e baldanzosa
Tentar di caste donne il disonore.
Quella, che veggio molto ardimentosa
Donna all'aureo scarmigliato crine,
Dall' occhio azzurro e volto di una rosa ;
Mille condurre a disperato fine
Giovani sconsigliati, a cui soltanto
Piace lo sguardo d' ingannevol Frine .
Chi è mai ? La voce sua somigli ' al canto
Delle tre vaghe incantatrici dive .
Che di sprezzare Uliss' ebbesi il vanto,
Quando giungendo alle funeste rive,
Ai suoi compagni, nel fatal periglio,
Ei fè le orecchie dell' udito prive :
Lussuria è dessa ; il cui possente artiglio
Tutti a sè tira quei, la cui ragione
Offusca della Dea di Guido il figlio .
Se con ragione Amor viene a tenzone,
Quella è già vinta, ed avvilita giace
Sommessa al suo talento e passione;
Chè dove di lussuria arde la face
Regnan capricci, inganni, e furberia,
E un cuor corrotto in sè non ha mai pace .
Chi veggio camminar lungo la via
Dei Lupanar' infami, ove in sozzura
Mena una vita vergognosa e ria ?
Quegli, cui di lussuria la lordura
Imbratta il cuore, simile ad un bruto,
Che di vil fango cuopre la bruttura .
Vedi quel giovinetto andar perduto
Dietro le tracce di una donna imbelle,
Da cui dipende stupefatto e muto ?
Osservalo adorar due luci belle,
E nel delirio suo, nei suoi tormenti
Narrar le pene sue anco alle stelle .
Lo vedi esposto alle pioggie, ai venti ;
E per l' orme seguir della sua amata
Sprezzare i geli, e i raggii più cocenti
Come colomba dal desio chiamata
Ved ' giuliv ' andar quella fanciulla,
Che da mille amator viene adorata :
Ella di tutti ride, e si trastulla,
E mentre oggi ad un sol porge la mano,
Diman lo immerge in disperato nulla :
Onde il suo cor non è che un teatro arcano :
E quei, che ciecamente a lui si affida
Per discoprirne il ver fatica invano .
E' un pregio della donna esser infida,
Ed il suo cuore offrire a mille amanti,
Onde un pazzo è quell' uom, che in lei si fida .
Andate, o cicisbei vili e tremanti
Alle fanciulle tutte a far la corte,
Con gemiti, sospiri, e tristi pianti .
Sono così possenti le ritorte,
Con cui son tutti i vostri cuori avvinti,
Che scioglier li potrà solo la morte .
Rassomigliate a quei, che già sospinti
Nell' isola di Circe, ammaliati
Furono tutti, in vili porci finti .
Giovani guardo, e vecchi affascinati
Da due begli occhi, o da purpuree gote
Girovagando andar come impazziti .
V' ha chi le pene sue fa chiare, e note
Ad una vecchia, schifiltosa e brutta,
Pel desiderio di una pingue dote :
Ed ella il crede, e si abbellisce tutta
Come fanciulla nella verd ' etade,
E la canizie sua crede distrutta .
Ed un canuto vecchio alla beltade
Vedi, di ardita vaga giovinetta,
Fare la corte, ed implorar pietade :
Lo accoglie sorridento la furbetta,
E dopo avergl' in sen sparso il veleno
Di un cieco amor, superba lo rigetta .
Vedi quell' altro perdere il sereno
Del suo bel volto, e un cuor sentimentale
Quindi affettar, con la speranza in seno
D' esser' amato da colei, la quale
Egli soltanto in suo pensiero adora
Senza svelarle l' amoroso male .
Ecco venir quell' altro con sonora
Voce, a vantarsi degli amplessi, e baci
Di donna bella, come vag' aurora :
E a lei la stima con i suoi mordaci
Detti macchiar, senza che mai la onesta
Donn' ascoltato avesse i sensi audaci !
Dell' ideale amante, il qual calpesta
L' onore altrui, per comparir galante,
E alzar fra i cicisbei fiero la testa .
Chi mai nell' osservar sì fatte, e tante
Comiche scene riterebbe il riso
In faccia un amator così furfante ?
Quegli, che porta la baldanza in viso,
E un cuor vigliacco dentro il sen rinserra,
Sprezzato è delle donne, oppur deriso .
E quegli poi che abbassa infino a terra
L' umile fronte, e prega, e piange e geme
Ha del sesso gentil più dura guerra .
Esso lo incalza, lo malmena e preme,
Finchè lo spinge a rie stranezze vili,
Che di delitti son funesto seme .
Tremate adunque, o cicisbei gentili,
Quando alle donne troppo vi affidate
Con modi ora superbi, ed ora umìli ;
Chè quando voi di amor più vi beate,
Di gelosia vi rode orribil tosco,
Onde nell' odio dall' amor passate .
Però molti amatori ancor conosco
Che gelosia non hanno, e per vedere
Nel cuor di loro donne il guardo han losco :
Non vogliono d' inganni essi temere,
E credono che sia sola infedele
Quella, che veggono in bordel sedere .
Vana lusinga ! Il ritrovar fedele
Un cuor di donna è mal tentata impresa ;
Ma quel dell' uomo ancor spesso è crudele !
Quella, che veggio andar sempre alla Chiesa,
E frequentando ancor la penitenza,
La veggio a piè del sacro altar prostesa .
Ha di lussuria vinto la potenza ?
O d' amorosa fiamma un sol desio
Non le rimorde in sen la sua coscienza ?
Nol so.... Quel confessor, che fa di un Dio
Quaggiù le veci, al cuor della innocente
Disvela un suo pensier malvaggio e rio ?
Egli la forza di lussuria sente ?
Sollecita, corrompe, alletta, inganna ?
Ha un cuor di sacerdote, o di serpente ?
Nol so.... Ma gli occhi di ragione appanna
Amor, che a nullo amato amar perdona .
E ovunque impera da superba scranna .
A lui ciascuno il cuor cieco abbandona ;
Per lui profuma ognun la bianca chioma,
E tra vergogna, e onor dubbio tenzona .
L' alma di ognun da passioni è doma ;
Nè v' ha chi possa dir con volto ardito
Da non portar di colpe orribil soma .
Siegue la capra il citiso fiorito,
Siegue l' agnello il lupo, e ancor ciascuno
Siegue del cor l' istinto, e l' appetito .
Dunque dobbiam' odiar dirà qualcuno
Le donne, e star com' apati o macigni,
Che in sè non hanno sentimento alcuno ?
No ! Il far verso le donne i visi arcigni
E' un gran delitto, ma peggior è il danno
Se noi saremo in lor troppo benigni .
Son degni di biasmo quei, che fanno
A somiglianza ormai dei cagnolini,
Che dietro al cibo ghiotti se ne vanno .
Lo sono ancora quei, che i damerini
Fanno dei trivii, pei quatrivii e poi
Vendon ciarle senza aver quattrini .
Degno di biasmo e quel, che i giorni suoi
Passa fra i sozz' immondi lupanari
Con tutti gli altri effeminati eroi :
E poco bada a disbrigar gli affari
Di sua famiglia : oppur del suo maestro
Non ode i cenni, e fugge gli scolari .
Questo dei cicisbei studenti è l' estro :
Viver nel fango d' impudici amori,
E i libri aprire allor che n' hanno il destro ;
Onde gli vedi giungere agli onori
Del dottorato delle bestie, e dopo
Mieter venerei vergognosi allori,
Unica meta, ed onorevol scopo !
" LA LUSSURIA"
Qual arabo destrier, che a briglia sciolta
Scorrendo i campi, sparsa la criniera,
Non più del cavalier la voce ascolta,
Veggo la gioventùde ardita e fiera
Scorrere i campi d' impudico amore
Con in volto la benda, o la visiera ;
E da errore correndo in altro errore
Arrogante, la veggio, e baldanzosa
Tentar di caste donne il disonore.
Quella, che veggio molto ardimentosa
Donna all'aureo scarmigliato crine,
Dall' occhio azzurro e volto di una rosa ;
Mille condurre a disperato fine
Giovani sconsigliati, a cui soltanto
Piace lo sguardo d' ingannevol Frine .
Chi è mai ? La voce sua somigli ' al canto
Delle tre vaghe incantatrici dive .
Che di sprezzare Uliss' ebbesi il vanto,
Quando giungendo alle funeste rive,
Ai suoi compagni, nel fatal periglio,
Ei fè le orecchie dell' udito prive :
Lussuria è dessa ; il cui possente artiglio
Tutti a sè tira quei, la cui ragione
Offusca della Dea di Guido il figlio .
Se con ragione Amor viene a tenzone,
Quella è già vinta, ed avvilita giace
Sommessa al suo talento e passione;
Chè dove di lussuria arde la face
Regnan capricci, inganni, e furberia,
E un cuor corrotto in sè non ha mai pace .
Chi veggio camminar lungo la via
Dei Lupanar' infami, ove in sozzura
Mena una vita vergognosa e ria ?
Quegli, cui di lussuria la lordura
Imbratta il cuore, simile ad un bruto,
Che di vil fango cuopre la bruttura .
Vedi quel giovinetto andar perduto
Dietro le tracce di una donna imbelle,
Da cui dipende stupefatto e muto ?
Osservalo adorar due luci belle,
E nel delirio suo, nei suoi tormenti
Narrar le pene sue anco alle stelle .
Lo vedi esposto alle pioggie, ai venti ;
E per l' orme seguir della sua amata
Sprezzare i geli, e i raggii più cocenti
Come colomba dal desio chiamata
Ved ' giuliv ' andar quella fanciulla,
Che da mille amator viene adorata :
Ella di tutti ride, e si trastulla,
E mentre oggi ad un sol porge la mano,
Diman lo immerge in disperato nulla :
Onde il suo cor non è che un teatro arcano :
E quei, che ciecamente a lui si affida
Per discoprirne il ver fatica invano .
E' un pregio della donna esser infida,
Ed il suo cuore offrire a mille amanti,
Onde un pazzo è quell' uom, che in lei si fida .
Andate, o cicisbei vili e tremanti
Alle fanciulle tutte a far la corte,
Con gemiti, sospiri, e tristi pianti .
Sono così possenti le ritorte,
Con cui son tutti i vostri cuori avvinti,
Che scioglier li potrà solo la morte .
Rassomigliate a quei, che già sospinti
Nell' isola di Circe, ammaliati
Furono tutti, in vili porci finti .
Giovani guardo, e vecchi affascinati
Da due begli occhi, o da purpuree gote
Girovagando andar come impazziti .
V' ha chi le pene sue fa chiare, e note
Ad una vecchia, schifiltosa e brutta,
Pel desiderio di una pingue dote :
Ed ella il crede, e si abbellisce tutta
Come fanciulla nella verd ' etade,
E la canizie sua crede distrutta .
Ed un canuto vecchio alla beltade
Vedi, di ardita vaga giovinetta,
Fare la corte, ed implorar pietade :
Lo accoglie sorridento la furbetta,
E dopo avergl' in sen sparso il veleno
Di un cieco amor, superba lo rigetta .
Vedi quell' altro perdere il sereno
Del suo bel volto, e un cuor sentimentale
Quindi affettar, con la speranza in seno
D' esser' amato da colei, la quale
Egli soltanto in suo pensiero adora
Senza svelarle l' amoroso male .
Ecco venir quell' altro con sonora
Voce, a vantarsi degli amplessi, e baci
Di donna bella, come vag' aurora :
E a lei la stima con i suoi mordaci
Detti macchiar, senza che mai la onesta
Donn' ascoltato avesse i sensi audaci !
Dell' ideale amante, il qual calpesta
L' onore altrui, per comparir galante,
E alzar fra i cicisbei fiero la testa .
Chi mai nell' osservar sì fatte, e tante
Comiche scene riterebbe il riso
In faccia un amator così furfante ?
Quegli, che porta la baldanza in viso,
E un cuor vigliacco dentro il sen rinserra,
Sprezzato è delle donne, oppur deriso .
E quegli poi che abbassa infino a terra
L' umile fronte, e prega, e piange e geme
Ha del sesso gentil più dura guerra .
Esso lo incalza, lo malmena e preme,
Finchè lo spinge a rie stranezze vili,
Che di delitti son funesto seme .
Tremate adunque, o cicisbei gentili,
Quando alle donne troppo vi affidate
Con modi ora superbi, ed ora umìli ;
Chè quando voi di amor più vi beate,
Di gelosia vi rode orribil tosco,
Onde nell' odio dall' amor passate .
Però molti amatori ancor conosco
Che gelosia non hanno, e per vedere
Nel cuor di loro donne il guardo han losco :
Non vogliono d' inganni essi temere,
E credono che sia sola infedele
Quella, che veggono in bordel sedere .
Vana lusinga ! Il ritrovar fedele
Un cuor di donna è mal tentata impresa ;
Ma quel dell' uomo ancor spesso è crudele !
Quella, che veggio andar sempre alla Chiesa,
E frequentando ancor la penitenza,
La veggio a piè del sacro altar prostesa .
Ha di lussuria vinto la potenza ?
O d' amorosa fiamma un sol desio
Non le rimorde in sen la sua coscienza ?
Nol so.... Quel confessor, che fa di un Dio
Quaggiù le veci, al cuor della innocente
Disvela un suo pensier malvaggio e rio ?
Egli la forza di lussuria sente ?
Sollecita, corrompe, alletta, inganna ?
Ha un cuor di sacerdote, o di serpente ?
Nol so.... Ma gli occhi di ragione appanna
Amor, che a nullo amato amar perdona .
E ovunque impera da superba scranna .
A lui ciascuno il cuor cieco abbandona ;
Per lui profuma ognun la bianca chioma,
E tra vergogna, e onor dubbio tenzona .
L' alma di ognun da passioni è doma ;
Nè v' ha chi possa dir con volto ardito
Da non portar di colpe orribil soma .
Siegue la capra il citiso fiorito,
Siegue l' agnello il lupo, e ancor ciascuno
Siegue del cor l' istinto, e l' appetito .
Dunque dobbiam' odiar dirà qualcuno
Le donne, e star com' apati o macigni,
Che in sè non hanno sentimento alcuno ?
No ! Il far verso le donne i visi arcigni
E' un gran delitto, ma peggior è il danno
Se noi saremo in lor troppo benigni .
Son degni di biasmo quei, che fanno
A somiglianza ormai dei cagnolini,
Che dietro al cibo ghiotti se ne vanno .
Lo sono ancora quei, che i damerini
Fanno dei trivii, pei quatrivii e poi
Vendon ciarle senza aver quattrini .
Degno di biasmo e quel, che i giorni suoi
Passa fra i sozz' immondi lupanari
Con tutti gli altri effeminati eroi :
E poco bada a disbrigar gli affari
Di sua famiglia : oppur del suo maestro
Non ode i cenni, e fugge gli scolari .
Questo dei cicisbei studenti è l' estro :
Viver nel fango d' impudici amori,
E i libri aprire allor che n' hanno il destro ;
Onde gli vedi giungere agli onori
Del dottorato delle bestie, e dopo
Mieter venerei vergognosi allori,
Unica meta, ed onorevol scopo !
Passavo di qui e mi sono fermata per un saluto. Bel post.
RispondiEliminaUn lavoro bellissimo!
RispondiEliminaComplimenti ad entrambi... all'autore per i bellissimi versi e a Mirella per la impegnativa trascrizione.
Una felice settimana
Mamma mia che post"lussurioso"...
RispondiEliminaBuon lunedì a te e a Mirella.
Tutto ok per il voto, ancora grazie!
Anche la lussuria ha vari aspetti, ma mi limiterò ai più salienti senza fare della retorica o un trattato scientifico sulla differenza di epoche e cultura.
RispondiEliminaLussuria ha radice nella parola latina luxus, lusso, eccesso, bramosia, etc.
Non considero essa un peccato capitale, è nel Vangelo che viene considerato peccato l’atto sessuale se praticato al di fuori del matrimonio, unione consacrata ove l’atto serviva solo a procreare.
Ed è per questo che spesso si associa la lussuria alla donna demone colpevole di tutti i peccati.
Non è lussuria provare piacere nel sesso se esseri adulti lo praticano rispettosamente e senza coercizione, è pericolosa la vana ricerca dell’assoluto che lascia solo delusione e frustrazione.
Tali stati, generati dalla paura del confronto, possono pericolosamente degenerare in una lussuria feticista, dove l’unico oggetto del desiderio non è la persona bensì qualcosa della stessa, una parte del corpo o indumento, persino i gesti. Anche lo “sballarsi” per trovare nuove emozioni soprattutto nell’attuale società, può considerarsi lussuria.
L’estrema perversione e ricerca del piacere che porta alla pedofilia e depravazione del godimento a scapito di altri, non un problema religioso, è un problema sociale, è una degenerazione da debellare senza riserve e senza giustificazioni psicologiche e/o ambientali e culturali.
Il tempo della “Jus primae noctis” o del capo tribù che aveva il diritto di “iniziazione” delle/gli infanti sono finiti, se è vero che oggi siamo civili.
Buona giornata, un abbraccio
@Maria, sei sempre la ben venuta nel nostro modesto salotto, forse per noi non è sufficente un saluto veloce, anche perchè gradiremmo offrirti un caffè.. per una pausa,
RispondiEliminaPiero.
@Zicin,grazie e la mia compagna è felice di contribuire al progetto che andrà avanti.
@Gianna, la mia copagna ti ringrazia e.... si chiama Mariella, buon fine settimana,
@minu, per te non ho parole... grazi,
Piero