07/11/11

L' IRA 4 ° di LEONARDO MAZZA da Bocchigliero

Continuiamo la pubblicazione dei vizi capitali, qualcuno ci chiede di pubblicarli, ci stiamo pensando, vorremmo pubblicare tutto il libro di Leonardo Mazza da Bocchigliero. Vorremmo che le istituzioni prendessero atto di questo personaggio, e dedicare a lui una via, un luogo culturale, una piazza e comunque facciano conoscere alla popolazione, vicina e lontana, un personaggio di questa caratura e a tutti gli uomini di cultura.
Buona lettura.



 "  IRA  "

Vedeste mai la ripida montana
   Scender gonfio impetuoso fiume
   L' onde frangendo in romorosa frana ;
Qual nunzio della giusta ira del Nume
   Il piano inonda, e gli argini trapassa
   Tra il cup' orror di tempestose brune ;
E mentre il tutto nel passar fracassa
   Giunge superbo in tempestoso mare,
   Dove confuso la possanz' abbassa ?
Ebben ! si puole a questo assimilare
   L' Ira, che ancor nall' uom fa cruda guerra,
   E per diverse vie lo fa peccare .
Ognun, chi più chi meno in questa terra
   Ne sente la fatal cieca possanza
   Onde fra l' ombra della colpa egli erra
Vedi colui, che mostra la baldanza
   Di un Rodomonte, e la vil plebe abbaglia
   Con di parole assai vana iattanza ?
Un iracondo egli è, che alla canaglia
   Solo appartiensi della gente vile,
   O d' ignoranti belve alla ciurmaglia .
Quegli, che tiene in petto irosa bile
   Il vedi ora superbo e minaccioso,
   Or vigliacco pregare in atto umìle ;
Che qual torrente altiero, impetuoso,
   E' l' iracondo, che lo sdegno attuta,
   Quando s' incontra in cuor più burbanzoso .
Si adira il Prence un dì, perchè temuta
   Non è la sua possanza, o forse ancora
   Perchè sua volontà d' altri si muta ?
Ebben ! Sia buono, e il suddito lo adora ;
   Sia giusto e nello avere i saggi allato,
   Tutto cammina dritto, e dentro, e fuora .
Ved' il Ministro, il degno Magistrato
   Rendersi schiavo dell' irosa peste,
   E sempre star col volto corrucciato :
Onde chi a lui ne va con umil veste
   Ad implorar giustizia, egli discaccia
   Come figliuol di genti assai moleste :
Ed all' insulto aggiunge la minaccia
   Sicchè ad un tale spirito bizzarro
   Non osa l' infelice alzar la faccia .
Del Campidoglio i mostri a voi non narro,
   Caligola, Neron Domizio, e Varo,
   Onde intento più in là l' occhio non sparro
Ridir le cose antiche il mio pensiero
   Non è, ma solo il secolo presente
   A me si affaccia minaccioso e fiero :
E veggio baldanzoso ed insolente
   Renders' il ricco, il dotto, l' ignorante,
   Il nobile, la plebe, il vil pezzente .
Vedi molesto, farsi ed arrogante
   Quell' iroso dottor di medicina,
   Che Ippocrate disprezza, e fassi amante
Della funeria mesta Libitina ;
   Onde infelice chi v' incappa ! Spento
   Egli cadrà la sera, o la mattina .
Veggio adirarsi ancora ogni momento
   Quello di legge dottorello arguto,
   Che si stropiccia sonnacchioso il mento .
Ei di Cuiacio polveroso e muto
   Tiene il volume nello studio, e svolge
   Lunghe memorie con un guardo acuto
Di tanto in tanto il guardo egli rivolge
   Alle Pandette ; il Codice non cura
   E del cliente suo poco si accorge,
Onde può fare al certo la sua ventura
   Chi a lui si affida . La difesa è forte
   Se un iracondo ne ritien la cura !
Ed è felice ancor di quei la sorte
   Che ad iracondo giudice si affida
   Alle sentenze od ignoranti o torte .
Egli si sdegna, e minaccioso sgrida,
   E rischia i dritti d' innocente oppresso
   Forse ai delirii di una mente infida
E ancor degli altri magistrati appresso
   Dire vorrei gli errori ad uno ad uno
   Se vengon d' ira molestati spesso .
Ma su le colpe lor mettiamo un bruno
   Velo di oblio ; che forse ognun si emenda
   Quando si accorge che non l' ode alcuno .
Ecco al mio sguardo ancor si offre tremenda
   Ciurma di vili, ed iracondi spirti,
   Che il mondo infetta di sua peste orrenda .
Vorrei più cose, alma iraconda, or dirti
   Di quest' insani, e se parlar potrei,
   Certo farei di tanti error stupirti .
Tu che fremendo, dei pensier più rei
   Pasci la mente, e gonfio tien' il petto
   D' ira, di sdegno, e di furor, chi sei ?
Un atomo tu sei, ombra, od insetto
   Che sperde il vento, e fa tornar nel nulla
   Donde il trasse di Dio l' alto intelletto .
A te che tutto sprezzi, entro la culla
   Sorrise il niente, e l' accompagna bieco
   Fino alla tomba, che ogni fasto annulla
Solo abitar dentro selvaggio speco,
   Nido di belve, l' iracondo è degno,
   Il suo furor portandone con seco .
Di un' alma vil soltanto è tristo segno
   L' ira insensata ; che nel cor si accende
   Dei Grandi sol magnanimo disdegno .
Della possanza imperial si offende
   Il Guelfo, e freme il Ghibellino ardito,
   Onde son l' ire delle sette orrende .
Vedi sdegnoso ancor morders' il dito
   Quel forsennato di Lutero, e poi
   Batter la guancia, dal furor tradito .
Taccio degli altri furibondi eroi,
   Che mostran l' ira pur con modi strani,
   E veggio altieri passeggiar fra noi
Sono di questi gl' intelletti vani,
   Vile lo sdegno, e quindi giova dire :
   " Andate via colà con gli altri cani !
Non atterrisce, no quel folle ardire,
   Che voi mostrate in orgogliosi detti,
   Che fan villana plebe in sè stupire
Sono iracondi assai quei giovanetti,
   Che sol di donna seduttrice in seno
   Tutti concentran gli amorosi affetti .
Allor che gelosia sparge il veleno
   Nel cuor di questi, che non han mai pace,
   L' ira non sente di ragione il freno
Onde alla Luna parlano, che tace,
   Che dei delirii loro in sè si ride,
   Quando li vede immersi nella brace .
E lo sfrenato giocatore uccide
   L' ira che il cor gli strugge, allor che molto
   Egli si fida delle carte infide .
Strilla bestemmia, e quasi avvien che stolto
   Egli diventi ; chè fortuna ingrata
   In altri luoghi ha suo favor rivolto .
Allorchè la sua moglie d' altri amata
   Vede uno sposo, lo consuma l' ira,
   Ma poi si placa se la vede ornata :
E gelosia sprezzando, egli sospira
   Novellamente per l' infida : i pregi
   Della bellezza sua stupido ammira .
Bontà non è che la memoria fregi
   Di tanti vili, neghittosi, e tristi
   Degni di oblio soltanto e di dispreggi .
Si adira il mercator ; perchè gli acquisti
   Vengono meno della sua fortuna,
   Di ladronecci e furberie frammisti .
Gira su l' onde, sue ricchezze aduna,
   Infin che il soffio della sorte avversa
   Poi le ritoglie, e sperde ad una ad una
L' ira del cacciator non è diversa
   Quando per entro alla boscaglia insiegue
   Libera belva dal timor dispersa
Ciurma di veltri, o di mastini siegue
   Quella infelice : ed ei su l' orma incerta
   Ansando forte il suo cammin prosiegue .
Oh la grand' ira della gente inerte !
   L' ira di Bruto sembra, o di Gregorio
   Anime grandi alle bell' opre esperta ?
Sembra lo sdegno dell' Eroe Sertorio,
   Di Scevola, Camillo, e di quel dotto
   Grande orator di Arpino, e di Vittorio ?
E' l' ira un mal, che il mondo ha già corrotto,
   Onde di oblio si spandi eterno velo,
   Dicendo a quei che n' hanno il cor sedotto :
Non isperate mai veder lo Cielo .

   

7 commenti:

  1. Ottima iniziativa!!!
    Complimenti a Mariella che è straordinaria e... naturalmente all'autore
    Felice giornata

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  2. Ciao Piero, ho rivoluzionato il mio blog... mi dai un parere per favore... è brutto... è complicato.
    Non ho resistito alla tentazione.
    Comunque ho salvato il vecchio modello e posso tornare indietro.
    Felice giornata

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  3. @Zicin, grazie infinite,per i complimenti, in merito al tuo nuovo blog, non mi piace.. ma fai come ti senti, i pionieri non sempre all'inizio vengono compresi, affettuosamente,
    Piero

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  4. wow, devo dire che questa è la poesia che preferisco tra tutte! Il ritmo va veloce, come se corresse dietro all'ira che monta: davvero un saggio di bravura dell'autore! I versi che più mi hanno colpita:
    Di un' alma vil soltanto è tristo segno/L' ira insensata; che nel cor si accende/Dei Grandi sol magnanimo disdegno.
    Buona giornata caro Piero

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  5. @TuristadiMestiere, grazie ma ancora non hai visto gli altri... peccati, si è veramente musicale,quasi.
    @Gianna, grazie l'aggettivo da te usato ci riempie di gioia, ancora grazie.

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  6. Tutti abbiamo attacchi d’ira. Anche i bambini li hanno, li chiamiamo capricci e li assecondiamo…..
    E’ dalla quantità e qualità dei capricci che si potrebbe intuire il pre_carattere dell’individuo ma quasi sempre si addebitano tali atteggiamenti ad un “carattere forte” “sa già cosa vuole”!
    In una persona equilibrata l’ira viene gestita in modo razionale e lasciata decantare, in una persona introversa, insicura, questa diventa un’arma per incutere paura e dominio, vendetta ed estrema giustizia o noncuranza del prossimo.
    L’ira aggressiva, al contrario della passiva che lede principalmente il soggetto che la possiede, può degenerare in omicidio involontario o volontario. Involontario se immediato in una situazione di estrema tensione o sconsideratezza, volontario se essa cova e cresce nell’intimo .
    L’ira viene definita peccato capitale dalla chiesa cristiana ma nella Bibbia si giustifica <> come “giustizia” contro il “male”…..


    Buona notte, un abbraccio

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