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Buona lettura
I GOLOSI
" Come quel cane , che abbaiando agugna,
" E si racqueta poi che il cibo morde ;
" Che solo a divorarlo intende, e pugna .
In simil guisa veggiarn le lorde
Facce di quei, che dalla gola vinti
Tengono l' alme alla ragione sorde .
Essi da impulso bestiale spinti,
Volgono intorno l' affamata sanna,
Quai lupi, che gli ovili hanno precinti :
Per acquistar la preda ognun si affanna,
E gira il guardo cupido, ed avaro,
Finchè il pastore sonnacchioso inganna .
Hanno i golosi fatto un idol raro
Del cibo, e a lui volgend' ogni lor cura,
Solo il ventre per essi è il Dio più caro .
Solleciti, li vedi e con premura
In cer' andar di delicate cene,
Il cui profumo l' intellett' oscura .
Alimentar li vedi le murene,
Crescere cervi, ed educar falconi,
Che in aurei lacci quel garzon ritiene,
Dagl' Indi, dagli Egizii e dai Sidoni,
Vengono spesso gli odorosi unguenti .
Di cui le mense fuman dei ghiottoni .
Del pepe, del garofano già senti
L' odor, della cannella la fragranza,
Che fan venirti dolci svenimenti :
E vedi sibaritica pietanza
Di Siria cuoco preparare intento,
L' oro sciupando di regal possanza .
Sicchè gli averi del Signore a stento
Ponno bastare a splendida cucina,
Primo pensier di lui, cura e contento .
Sollecito lo vedi la mattina
Gli ordini dare a cuochi, e servidori
E chi al macello andar, chi alla marina :
Ed in diversi preparar sapori
Vedi giovenche di Sorrento, e il pingue
Appulo agnel dai candidi colori .
Vedi i lacerti preparar, le lingue :
E del famoso golfo tarantino
L' ostriche ancor sua voglia non estingue :
Nè le silane trotte, o il latticino
Del calabro pastor, nè il buon Falerno .
O il cecubo famoso antico vino .
Ecco, alla mensa di costui discerno
Triglie dorate ; e perle d' Oriente
Ornar di pesce insipido l' esterno .
Di Malaga, Lunella, e di Charente
Vedi i famosi vini, e del muscato
Siracusano anco l' odor si sente .
Che più ? L' impegnan questo a far beato
Soltanto il ventre in cui ripongon tutto
Della vita presente il dolce stato :
E credon che lo spirito, lordo e brutto
Di tanti vizii, quando l' uom sen muore,
Torna con lui nel nulla anco distrutto :
Onde, insensati ! sieguono l' errore
Di quel famoso porco di Epicuro,
Che del presente avea soltanto amore .
E non credendo al secolo venturo,
Edamus, et bibamamus, dicea ;
Chè l' avvenire a noi si affaccia oscuro .
Questa è la vita della gente rea .
Che di coscienza ogni rimorso attuta,
E dei delitti suoi ella si bea .
Per essi la materia è sol creduta,
Ed infangati in mille atre sozzurre,
Rendono l' alma alla ragione muta .
Sieguono questi le dottrine impure
Di Sfero, di Lucrezio, e di Fenone,
Di Sesto, e di Leucippo le brutture
Peggio ! Diventan figli di Pirrone,
E convertiti in sonnacchiosi bruti,
Guardano biechi e Socrate , e Platone
Da questo vizio infetti anco i chercuti
Spesso veggiano, e di beati porci
Vita manare in odorosi luti .
S' impinguan questi, onde impinguare i sorci ;
Chè nella tomba tutto giaà finisce,
Onde, o goloso invano ti contorci .
Se per lauto banchetto il cor gioisce,
E il tutto mette in disperat' oblio,
L' aspetto della morte lo atterrisce .
Nè più lo aiuta del suo ventre il Dio,
Che stupido, corrotto e incostante
Sparisce , e paga di sue colpe il fio :
Vedi colà quel giovine furfante
Girovagnando andar per le cantine
Quel impudico stupido baccante ?
Un vil goloso egli è, che mai confine
Mette all' orribil vizio della gola,
Infin che giunge a disperato fine .
Ed ubbriaco diventato, invola
Alla ragione il freno, ed in sè stesso
D' essere una gran bestia si consola .
Dai debiti lo vedi un giorn' oppresso
Andar lungo le strade camminando
Con volto malinconico, e dimesso .
E spesso l' odi andar bestemmiando
Il vizio, che gli fè tutto finire,
Beni, ragione onor gozzovigliando.
Sicchè lo vedi in ultimo fuggire
Del dì la luce, e all' ombra della notte
In rubbacchiare altrui mostrar l' ardire .
Che più ? vi son di femmine corrotte,
Che dalla gola dominate e vinte,
Ad impudico amor vengon sedotte .
Onde le vedi di vergogna cinte
Andar pei trivii, e pei quatrivii a tutti
Bellezze offrire di pudor non tinte .
Quei magistrati ancor, che lordi e brutti
Son di tal peste, in sè timor non hanno
Se gli statuti vengono distrutti .
Per appagar lor vizio, essi l' inganno
Adoprano in segreto, ed in palese,
E quei son pochi che giustizia, avranno .
E che direi, se a raccontar le offese
Io mi farei di frati, e sacerdoti,
Onta e vergogna delle nostre chiese ?
Forse son questi al vero Dio devoti,
Quando del ventre all' insensato Nume
Porgono sempre i loro incensi e voti ?
Oh tempi antichi ! Oh candido costume !
Quando mettean le leggi angusto freno
A chi smarria della ragione il lume .
Taccio di Fabio, Quinzio, e Labieno,
Nè d' altr' illustri temperant' io dico ;
Sol di Lunello mio ricordo appieno .
Questi della virtù fatto nemico,
Ed in oblio mettendo la sua gloria,
Di crapole vivea soltanto amico .
Di Cizico egli oscura la vittoria ;
Di Sinope, di Nisibi, e Trigane
Sembra che più non parli la sua storia .
Oh la soltezza delle menti umane !
Che vengon dall' Apostolo chiamate"
Stupide, cieche, misere profane !
Quando le vede al ventre umiliate .
Interessante Piero..mi son persa i Vizi...
RispondiEliminaun raggio di Sole raggiunga Te e la Tua compagna...sereno divenire nel giorno..
dandelìon
Sei sempre in tempo.... torna indietro nel blog, ci sono ancora,grazie e felice serata
RispondiEliminaPiero
Molto arguto questo scritto.
RispondiEliminaComplimenti a voi.
Non posso fare altro che ripetermi...
RispondiEliminaComplimenti all'autore per i versi profondi e significativi e all'infaticabile Mariella per l'impegnativa trascrizione.
Un felice fine settimana a tutti
Semplicemente ... Divina :)
RispondiEliminaGrazie per queste perle.
Ciao Piero!
Lara
@Gianna, grazie della tua attenzione,e con affetto ti abbraccio,
RispondiEliminaPiero
@Zicin, sei una affezionata e noi ti ringraziamo affettuosamente.
@Lara, il tuo complimento ci riempie di gioia e ci incoraggia a continuare,
infinitamente grazie,
Piero
Di questo peccato, anche se indirettamente, si è già parlato pertanto, godiamoci la gola come gratificazione ogni tanto, evitiamo inutili sacrifici in nome di qualcosa nel quale non crediamo, non fingiamo di essere martiri di altrui esseri che nulla sanno, affondando e affogando nella "gola" i nostri insuccessi come rifugio, usiamo la gola come virtù regalandoci un sorriso quando non siamo in pace con noi stessi, restiamo in solitudine a meditare, la vita è troppo bella per essere ignorata e offuscata da subdoli simboli! Ognuno è quello che è e l’unica soluzione è l’accettazione di noi stessi senza la quale tutto è buio. Ignorate la “gente” il famoso comune senso del pudore è solo una pura ipocrita facciata di una società che, purtroppo, resiste ancora……
RispondiEliminaBuona domenica
Bravissimi
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