11/03/16

DIALETTANDO...con Francesco Scerbo





Siamo semplicemente e sinceramente rammaricati, io e tutta la redazione, per attacchi assurdi e che creano serio scompiglio all'interno di ognuno di noi.
Non ci riusciamo a capacitare come si possa arrivare a tanto, come si possa avere la capacità di negare e rinnegare il proprio passato, come si fa a criticare senza averne la minima capacità, si reagisce per rabbia, per odio covato, per incapacità di affrontare un serio e concreto ragionamento.
Continueremo ad andare per la nostra strada con zavorre in meno, con pesi che portavano sicuramente ad un rallentamento del percorso da compiere.
I rami secchi vanno potati, e di netto, per poter dare nuova linfa alla pianta, e così darà buoni frutti.
In questo post tratteremo di un illustre e poco conosciuto calabrese, che diede lustro al suo paese e all'intera regione, stiamo parlando del Prof. Francesco Scerbo di Marcellinara (cz).
Nacque a Marcellinara (cz) 1849 e morì il 1927. Sacerdote e grande studioso di ebraico. Ebbe per amici Croce, Papini, Fausto Nicolini, Rohlfs e tanti antropologi, letterati e studiosi.
Insegnò all'Istituto Superiore di studi di Firenze.
Scrisse una grammatica ebraica(1888), Saggi glottologici (1891) Uno studio del dialetto di Marcellinara (1886), Un saggio di critica Biblica (1903) Pubblico salmi nella versione originale.
Quello che ci ha colpito è il suo lavoro sul dialetto di Marcellinara, che riteniamo una pietra miliare nello studio del dialetto calabrese.
Francesco Scerbo è citato anche nella Treccani, dove si tratta del dialetto calabrese, esattamente alla pagina 301 dell'VIII volume, della grande Treccani,
A Scerbo viene dedicata una piazza, a Marcellinara, ed un premio internazionale di poesia, questo per non far perdere memoria di un cittadino di Marcellinara che tanto lustro ha dato al suo paesello natio.
Il testo, in dialetto calabrese, del Prof. Francesco Scerbo è una tappa obbligata per chi intraprende lo studio e la ricerca sul dialetto calabrese.
Nessuno prima di Scerbo si era cimentato in un lavoro particolareggiato sul dialetto calabrese, certo era nello specifico il dialetto di Marcellinara, del resto nessuno può essere esaustivo quando si parla di dialetto, anche perchè basta spostarsi di pochi chilometri e il dialetto è completamente diverso.
Noi abbiamo intenzione di partire dall'inizio, esattamente dal Prof. Graziano Isaia Ascoli, che con il suo Archivio Glottologico Italiano, è stato il primo a trattare, non in maniera esaustiva, i dialetti e le romanze italiane.
Poi a seguire il nostro conterraneo Prof. Francesco Scerbo, che nel 1886, diede alle stampe "Studio sul Dialetto Calabro con dizionario"
Questo testo  tratta, in maniera particolareggiata, il dialetto o la parlata di Marcellinara, Nessuno prima di Scerbo si era cimentato nello studio particolareggiato ed esaustivo su un dialetto particolare. Scerbo stesso nella prefazione dice: "che nessuno, neppure Ascoli, nella sua dotta rassegna dei dialetti italiani si addentra nel cuore della Calabria, contentandosi di solo rasentarla, per così dire, dalla parte della Sicilia e dall'altro lato della Terra d'Otranto, i quali due punti riflettono bene molte proprietà del dialetto calabro, ma non sono da confondere con questo."
Quindi il nostro pioniere è Francesco Scerbo di Marcellinara (cz).Una personalità così importante come il Prof. Francesco Scerbo non può restare relegata nel busto bronzeo dell’angolo della piazza o dietro i bianchi marmi della sua tomba, ritengo che ci si debba riunire per una serie di approfondimenti sul personaggio da tramutarli  in volumi di sapere per noi stessi e per le nuove generazioni.
Nel suo studio, oltre ad un chiaro vocabolario, tratta la fonologia, e ciò le leggi dei suoni; sulle vocali, i dittonghi, le consonanti continue e le consonanti esplosive.
Poi tratta di morfologia, che è parte indispensabile per la comprensione del dialetto,
Ma ciò che a noi interessa è il fatto che Scerbo, per primo usò la lettera "K", egli è citato, come dicevamo, nella Treccani, insieme ad un cosentino di S.Fili, che sicuramente ne parleremo nei prossimi post.
Vorremmo contribuire alla conoscenza del nostro dialetto, troppe volte bistrattato e considerato lingua inferiore, noi, siamo certi che il dialetto è la nostra lingua madre, il dialetto è la nostra infanzia e  il nostro pilastro per la conoscenza.

Resp. Blog
Piero Benincasa
















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